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Plato - Epinomis » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 53r

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


condo Alberico, colui che manca d'allegrezza entra in tristitia liggiermente, anzi è ne-
cessario che v'incorra. La Terra poi le è data per madre perché, derivando ogni acqua
da quel fonte di tutte le acque solo, Oceano, è necessario che sia condotta per le viscere
della Terra per insino a quel loco dove entra in publico, et così Stigia viene ad essere fi-
glia della Terra. Overo, secondo altro sentimento, tra gli humori impresi dagli ele-
menti mortali, dalla terra s'imprime la maninconia, la quale senza dubbio è madre et
nodrice della tristezza. Che fosse poi nutrice et albergatrice degli dei, ciò non fecero
senza mistero. D'intorno il quale egli è d'avertire la tristezza essere di due sorti, percioché
o si attristiamo per non poter conseguir, sia per qual cagione si voglia, i fieri nostri de-
sideri, o si attristiamo conoscendo da noi essere oprata alcuna cosa men giustamente di
quello si convenga. La prima tristezza non fu mai nutrice né albergatrice dei dei; la secon-
da veramente ci fu, et è perché dolersi delle cose mal fatte non è altro che dar nodrimen-
ti alla virtù, col mezzo della cui i gentili vennero nelle loro deità, et noi christiani giun-
giamo alla beatitudine eterna; nella quale non siamo dei bugiardi, né caduchi. Queste spe-
tie di tristezza nel sesto dell'Eneida molto bene haverle conosciute dimostra Virgilio,
dove caccia nel profondo centro i perfidi et ostinati huomini nel male, nel cui loco non è
redentione alcuna. Ma gli altri, dopo le purgate pene per li peccati, conduce nei Campi
Elisi, overo vogliamo dire quello che più tosto hanno giudicato forse i Poeti, i dei, cioè
il Sole et le stelle alle volte essere andati dagli Egittii. Il che aviene nel verno, quando il
Sole lontano da noi tiene il solsticio antartico; la qual cosa medesimamente ivi fa oltre gli
Egittii meridionali, e habitano appresso il capo di Cenith; et allhora le stelle sono nodrite
dalla palude Stigia, secondo l'openione di quelli ch'istimavano i fuochi dei corpi celesti pa-
scersi dell'humidità dei vapori che si levano da l'acqua, et appresso lei dimorano, fino at-
tanto che non chinano il grado verso il Polo Artico. Seneca poi dimostra Stigia essere sot-
to la regione d'Aus(1472)"N=235vPN=235vPN=235vPN=235v R=SMCAPITAmittaone, come nell'Odissea d'Homero appresso i superi, cioè appresso quelli che sono nell'Emi-
spero superiore, dimostrando poi appresso Siene, ultima parte dell'Egitto, verso Austro, es-
servi un loco il quale gli habitatori chiamarono Phiala, cioè amico, et ivi appresso essere
una gran palude, che, essendo difficilissima da passare, per ritrovarsi piena di fango et can-
nelle, è detta Stigia, come cosa che apporti seco tristezza, et molta fatica ai passaggieri.
Che li dei giurino per la palude Stigia, vi può essere questa ragione. Colui il quale gran-
demente s'allegra non mostra haver quel che disia, percioché a lui non manca ragi<o>ne per-
ché non habbia da temere di qualche sinistro. Et di questi tali vi sono i dei da loro fatti fe-
lici, per la qual cosa resta ch'eglino giurino per la tristezza, ch'a loro conoscono contraria. Che
ancho quelli che giurano il falso siano privi della bevanda del nettare, penso ciò essere det-
to perché quelli che di felicità sono caduti in miseria erano detti haver mal giurato, cioè ma-
le esersi adoprati, così della bevanda nettarea erano caduti alla marezza della disgratia.
Cocito Fiume infernale
figliuolo di Stigia, che generò Phlegetonte.


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