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Galenus, Claudius - De febrium differentiis » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. VIIIv

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


la persona a cui s'appartenesse, sì come si vede nel primo libro dove dice: Percioché
quantunque io scriva cose verissime, sotto sì fatto ordine l'ho disposte che, eccetto co-
lui che così come io le sa (essendo di tutte cagione), niuno altro, per quantunque haves-
se acuto intelletto, potrebbe chi io mi fossi conoscere. Et io lui prego (se mai per
<di>saventura questo libretto alle mani gli perviene) che egli per quello amore il quale
già mi portò celi quel, che a lui né utile né honore può manifestandolo tornare.
Et
quello che segue. Onde si può leggiermente comprendere ch'egli medesimo non volle
essere inteso. Ma lasciando questo cose, che più tosto sarebbono necessarie alla vita di
costei che al ragionar di lui, seguiremo quello che ci resta. Fu di statura di corpo et
proportione di membri assai bene composto, sì come egli stesso di sé scrivendo fa che
la Fiammetta nel primo libro ne parla. Fu ancho piacevole et molto costumato, sì co-
me dalle dilettevoli opere sue si può fare presuposto. Ultimamente acquetatesi alquan-
to le cose di Toscana, et essendo desideroso quel poco avanzo di tempo che di vivere
gli restava goderlo quietamente, hoggimai fatto vecchio se ne tornò a Firenze; ma
non possendo sopportare la civile ambitione ritornò al suo Certaldo, dove lontano da
travagli ne' suoi studi vivendo passava i giorni secondo il suo volere, sì come egli me-
desimo scrive in quella Pistola a M. Pino de Rossi, dove in fine gli dice: Io secondo
il mio proponimento, quale vi ragionai, sono tornato a Certalda.
Alla fine pervenuto
all'età d'anni LXII, sì come scrive Benvenuto da Imola, se ne morì di male di stoma-
co, il quale gli fu cagionato per lo continuo soverchio studio, che gli nocque assai;
essendo egli di complessione molto grasso et pieno. Non lasciò di sé heredi legittimi,
perché non hebbe mai moglie. Solamente di lui rimase un figliuolo naturale, sanza
più. Passò di questa all'altra vita negli anni del signore MCCCLXXV, il che fu
un anno dopo la morte del Petrarcha. Fu sepolto in Certaldo nella chiesa di San Ia-
copo et Philippo con questo epitaphio sopra la sua sepoltura, il quale da lui medesi-
mo pria che morisse fu composto:
Hac sub mole iacent cineres, ac ossa Ioannis
Mens sedet ante Deum meritis ornata laborum.
Mortalis vitae genitor Boccacius illi,
Patria Certaldum, studium fuit alma poesis.

Appresso i quali versi si legge ancho un altro epitaphio in lode del Boccaccio di M.
Colluccio Salutati segretario fiorentino, ma per più longamente non porger noia ai
lettori, lasciaremo da parte questo et altre cose che si potrebbono dire; le quali es-
sendo di niun momento arrecharebbono più tosto noia che diletto, né utile alcuno.
Il fine.


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