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Aristoteles - De generatione et corruptione » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 58r

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


allegar molte ragioni. Prima viene detta Venere, la quale dalli stoici è interpretata cosa va-
na; sì come quelli c'hanno in odio i piaceri. Et è da intendere che li stoici la chiamano cosa
vana in quanto che viene a declinare a quella dishonesta parte delle libidini et lascivie.
Gli Epicuri poi interpretano Venere cosa buona, sì come professori ch'eglino delle vanità
sono, percioché istimano il sommo bene consistere nei piaceri. Ma Cicerone dice Venere
così essere detta perché viene a tutte le cose. Il che non è detto inconvenevolmente; concio-
sia che viene detta a tutte le amicitie da alcune dar cagione. Citherea poi è chiamata da
l'isola Citherea, overo dal monte Cithereo; dove essendo nomata molto era honorata. Aci-
dalia è detta o dal fonte Acidalio, ch'è consecrato a Venere et alle Gratie in Orcomeno, cit-
tà di Boemia, dove già gli sciocchi pensavano le Gratie sorelle di Venere lavarsi, overo per-
ché sia cagione di metter molti pensieri; attento che conosciamo di quanti pensieri ella empi gli
amanti, et i Græci chiamano i pensieri Acidas. Hespero poi è nome proprio appresso Gre-
ci di pianeta, et massimamente quando dopo il Sole declina, et ancho detto Hespero, sì co-
me dimostra Virgilio:
Anzi il dì (chiuso il cielo) Hespero viene.
Ma Varrone trattando dell'Origine della Lingua Latina vuole che quella sia chiamata Vespe-
rugine dall'hora nella quale si vede, percioché ancho Plauto così la chiama, dicendo: Né oscu-
rità, né Vesperugine, né Vigilie la cacciano.
Latinamente viene poi detta Lucifero, essendo
appo Greci (come dimostra Tullio nelle Nature dei Dei) nomata Phosphoros, che significa
apportatrice della luce. Et questo aviene quand'ella inanzi il levar del Sole et dell'auro-
ra si vede nell'Oriente tanto lampeggiare, che meritamente viene chiamata Lucifer. Que-
sta i nocchieri et il vulgo chiamano molte fiate Diana, perché pare messaggiera del dì.
La seconda Venere, set-
tima figliuola del Cielo et madre di Cupido.
Molti vogliono che la seconda Venere fosse figliuola del Cielo, ma
nondimeno dirittamente generata sì come sono creati tutti. Della quale
si dice che Saturno usò crudeltà verso il suo padre Cielo, onde tolta la
falce gli tagliò i membri virili, gittandoli in mare; dove poi andasse-
ro a cadere, non si sa. Ma dicono che la falce non lontano da Lilibeo pro-
montorio di Sicilia fu gittata, onde diede il nome di Trepani a quel
loco, perché la falce in greco si chiama Drepani. I testicoli poi gittati via, cadessero dove
si voglia, generarono di quel sangue una spiuma nel mare, dalla quale nacque Venere, così
nomata dalla detta spuma grecamente chiamata aphrodos, perché così costei è ancho chia-
mata. Ma Macrobio nel libro dei Saturnali dice Venere essere nata dal sangue dei testi-
coli del Cielo, ma nodrita dalla spiuma del mare. Dicono appresso, Sereniss. Re, (sì come
rifferrisce Pomponio Mella) gli habitatori di Papho, tuo castello di Cipro, che Venere na-
ta in tal modo prima si lasciò ivi in terra vedere che altrove, onde spesse volte affermono
ignuda essere stata veduta notare, il che i nostri Poeti alle volte ancho hanno scritto. Di-
ce Ovidio in persona di lei:


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