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Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano



Proemio di M. Giovanni
Boccaccio sopra la geneolo-
gia degli Dei. Al Sereniss.
et Inclito Ugo, Re di Ge-
rusalem et di Cipro.


Se a pieno, Famosissimo Re, ho inteso quanto
mi ha rifferito Donino Parmigiano, tuo valoroso solda-
to, grandemente desideri la Genelogia dei Dei Gentili
et degli heroi che secondo le fintioni antiche sono da
loro discesi, et appresso, l'openione che già per lo pas-
sato sotto la corteccia di queste favole ne hebbero gli
huomini illustri; et di ciò l'altezza tua ha eletto
me come huomo sofficientissimo et auttore ammaestra-
tissimo a così fatta opra. Ma per lasciare la maraviglia
del tuo disio (percioché non ista bene ad uno di picciolo
grado ricercar l'intentione d'un Re) lascierò da parte quello ch'io senta in contrario della
mia elettione, accioché dimostrando la mia insofficienza, tu non t'imaginassi che di nascosto
et con iscuse io volessi schifar il peso della fatica impostami. Nondimeno, pria ch'io giun-
ga all'openion mia circa il carico datomi, piacciati, Serenissimo dei Re, ammettere, et se non
tutte, almeno alcune parole che intravennero tra Donino tuo famosissimo soldato et me
mentre egli mi spiegava i comandamenti di tua Maestà; accioché leggendole molto bene a
bastanza tu vegga il tuo giudicio et la mia arroganza, fino attanto ch'io giungo alla ubbi-
dienza della grandezza tua. Havendomi adunque egli con grandissima facondia narrato i
sacri studi della tua sublimità, le maravigliose opre dell'amministration reale, et appresso
con lungo parlare alcuni notabili et gloriosi titoli del tuo nome, pervenne a tanto che con
grandissimo sforzo s'ingegnò ritrarmi ne' tuoi voleri non con una sola ragione, ma con mol-
te, de' quali confesso che alcune parevano valide. Ma poscia che tacque et che a me fu dato
agio di rispondere, così gli dissi: "O valoroso guerriero, forse che tu pensi o vero che 'l tuo Re,
che per l'avenire (piacendo a Iddio) sarà nostro, istima questa pazzia degli antichi, cioè che
desiderarono essere tenuti i discesi di sangue divino, haver occupato un picciolo spatio di terra,
et sì come ridicolosa cosa, come era, haver durato poco tempo, et come ancho opra moderna
et di pochi giorni facilmente potersi raccorre. Nondimeno (dirò sempre con tua buona pa-
ce), altramente sta la cosa. Percioché, lasciando da parte le Cicladi et l'altre Isole del mare
Egeo, con la sua macchia bruttò et infettò l'Achaia, la Schiavonia et la Thracia, le quali
per lo fiorire et per la grandezza di questa pazzia furono in grandissimo splendore, massi-


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