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Biblia, Gn » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 62r

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


si tratteranno. Credo io che costui ne' suoi tempi fosse famosissimo et veramente magnani-
mo, et che per ciò si dicesse egli non haver favorito a' fratelli ma a Giove, che non è su-
perbo. Di che tanto favore gli prestò la fama, ch'a lui dai Poeti fu conceduto tutto quel-
lo splendore et ornamento ch'al solo Sole si concede; né altrimenti di lui che del vero Sole
spesse fiate hanno parlato. Ma perché qui non appare esservi posto alcuna cosa apparte-
nente ad huomo, parlaremo del Sole Pianeta. Primieramente adunque lo finsero Re, et per
aventura ancho vi fu, et a lui designarono una real stanza; della quale Ovidio nel secon-
do libro del suo maggior volume dice:
La Real stanza del lucente Sole,
Era alta per altissime colonne.

Et così una, seguendo drieto per dicisette versi. Descritta poi l'habitatione, Ovidio narra la
maestà reale et i suoi baroni, dicendo:
Sedea coperto di purpurea veste.
Indi, descritta in sette versi la maestà reale, mostra la sua carretta, così scrivendo:
Era d'oro il timone, et era d'oro
L'asse, et il ferro che le ruote gira,
Et l'ordine dei raggi era d'argento.
Et per li gioghi grisoleti, et gemme
V'erano poste, che dal Sol percosse
Facevan chiaro lume, et gran splendore.

Né molto da poi l'istesso scrive i cavalli:
In tanto Eoo, Piroo, et Ethetone
Del Sol cavalli alati, e il quarto Phlego
Con annitrir ardente oltre le stelle
Si fan sentire, percuotendo forte.

Et quello che segue. Appresso attribuisce a questo Re (sì come dimostra Alberigo) una co-
rona notabile con dodici pietre pretiose. Indi dicono che nello spuntar dell'alba dalle Hore
gli viene apparecchiata la carretta, et posto sotto i cavalli. Oltre di ciò vogliono che sia
padre di molti figliuoli, tra ' quali egli è cosa possibile alcuni essere stati veri, mentre vo-
gliamo che sia stato huomo; et alcuni ancho (chiamandolo pianeta) per ragione di confor-
mità di costumi essersi attribuiti. Appresso, come dicono i Philosophi, nel generare delle co-
se è di tanta potenza che viene tenuto padre di tutta la vita mortale. Et tra l'altre cose,
s'egli aviene che nella natività d'alcun huomo stia in ascendente agli altri sopra celesti
corpi, per una certa singolar potenza produce quello bellissimo, di faccia amabile, veloce,
splendido, di costumi riguardevole et di generosità notabile. Similmente lo chiamano con
molti nomi, per li quali a bastanza si vede i Poeti haver voluto intendere del Sole pianeta,
et non dell'huomo. Hora mo' egli è da dichiarare quello che voglia significare le cose det-
te. Prima lo chiamano figliuolo d'Hiperione, il che si deve ammettere percioché di sopra
habbiamo detto Hiperione significare l'istesso, che sarebbe a dire, sopra il tutto. Et così co-
stui sarà tolto per lo vero Iddio; il quale, havendo di niente creato il tutto, solo può essere
detto padre del Sole, essendo egli solo sopra ogni cosa. Oltre questo a costui è attribuita così
reale stanza, accioché intendiamo, per le cose apposte in quella, il tutto fermarsi per opra
della potenza a lui concessa, et egli aministrar la cura d'ogni cosa. Al quale tra l'altre più
vicine sono locati d'intorno i tempi et le qualità dei tempi, affine che s'intenda lui col suo
moto haver descritto il tutto; benché Mosè nel principio del Pentateuco scriva inanzi lui
essere stati alcuni giorni i quali con l'arte sua fece colui che creò il tutto, non essendo an-


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