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Orpheus - Fragmenta » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 63v

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


Vuole Theodontio le Eone essere molte sorelle figliuole del Sole
et di Croni, et tutte essere grandissime di corpo, et poste sotto e' piedi
di Giove. Di queste giamai non mi ritrovo io haver letto altrove al-
cuna cosa, eccetto che s'egli non vuole queste doversi intendere in loco
dei secoli, attento che Eon in greco latinamente viene interpretato se-
colo. Se vuole haver inteso dei secoli, certamente questi sono formati
dal movimento del Sole, con certo et lungo spatio di tempo. Questi habbiamo mostrato
di sopra essere stati descritti da Claudiano nel tempio dell'Eternità. Della quantità poi
d'un secolo, molto tra loro sono stati gli antichi discordi, percioché dicevano alcuni, sì co-
me Censorino in quel libro ch'egli scrisse del Giorno di Natale a Cerello, i secoli, spetialmen-
te da quei che seguivano i costumi d'Ethrusci, essere descritti in questo modo, cioè che ha-
vesse principio da qualche dimostratione degli dei, et si stendesse fino attanto che sovragiungesse
alcun altro portento, il quale fosse fine del passato et principio dell'avenire. Così non con certo et
diterminato numero d'anni pareva il secolo essere formato, anzi alle volte lungo et alle vol-
te breve occorreva. Dopo questo dimostra altri diversamente imaginarsi, i quali dicevano
un secolo essere un spatio di tempo che trascorreva tra una celebratione de' giuochi secola-
ri all'altra prossima, dal quale ancho succederebbe una grandissima disaguaglianza di tem-
po. Ultimamente, citate molte openioni, dice il civil secolo de' Romani essere terminato nel-
lo spatio di cento anni solari. Il che ricordomi anch'io, spessissime fiate, dall'honorato An-
dalone essere conchiuso nell'istesso intervallo. Erano appresso di quelli che volevano l'età
et il secolo essere un medesimo, la qual cosa non è vera, come che alle volte gli antichi im-
propriamente tolgano l'una per l'altra. Percioché, se pigliaremo la età nel modo che ci mo-
strano le Sacre Lettere et ancho i Poeti, troveremo che in sé contengono molti secoli. Che poi
i secoli siano locati sotto e' piedi di Giove, penso essere fatto affine che intendiamo i tempi tra-
passare secondo il volere del solo vero Iddio, et a lui solo essere palese la lunghezza loro, et
ciò che nel loro intervallo ha a succedere. Né da ciò discorda la descrittione di Claudiano, il qua-
le disse quelli habitare nell'antro dell'eternità; attento che in essa Trinità di persone, et sola Divini-
tà, solamente consiste l'eternità. Et così ciò che si trova nell'eternità, è necessario che sia in Dio.
Phetusa et Salempetii,
terza et quarta figliuole del Sole.
Phetusa et Salempetii, Nimphe Siciliane, furono figliuole del Sole et Ne-
rea, sì come nell'Odissea scrive Homero, dicendo queste in Sicilia essere guar-
diane del gregge del Sole, dal quale fu vietato per mezzo Circe Ulisse. D'in-
torno al qual comandamento Homero recita tal favola. Dice egli che, ritornan-
do Ulisse dall'Inferno per andar nella patria, fu avisato da Circe che, giungendo con i compagni ol-
tre Scilla et Cariddi in Sicilia, et trovando i gregi del Sole essere guardati da Phetusa et
Salempetii sue figliuole, da quelli al tutto con i compagni dovesse astenersi; percioché, s'alcuno ne
gustasse, sarebbe morto. Dove, passati gli altri pericoli, essendo ivi giunto Ulisse lasso et afflit-
to con i compagni, avenne che per consiglio d'Euriloco fu sforzato fermarvisi una notte. Ma la


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