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Homerus - luogo non identificato » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 64r

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


mattina, mutati i venti, non poterono partirsi. Là onde dimorandovi più lungamente che non si
credeva, i compagni d'Ulisse, cacciati dalla caristia dei cibi, dormendo Ulisse, per persuasione d'Eu-
riloco messero le mani negli armenti del Sole, et di quelli quetarono la fame. Onde partendosi
d'ivi furono assaliti da grandissima fortuna; et ultimamente folminati da Giove morirono
tutti eccetto Ulisse, il quale non gustò di quelli. A questa favola può darsi tal senso. Il calore et
l'humidità, cioè il Sole et Nerea, che è Nimpha, generano le selve et i paschi, i quali vengono
ad essere due Nimphe, figliole del Sole et di Nerea. L'una di queste concede l'ombre, l'altra dà il
vivere ai gregi; et così sono quelle che serbano i bestiami del Sole, il quale è formato d'ogni vi-
vente, cioè dall'anima vegetativa et sensitiva. Per opra sua i gregi nascono, et per coperta et
nodrimento delle predette custodi sono serbati. Nondimeno dice Homero questi essere in Sici-
lia, non perché non ve ne siano altrove, ma perché ivi per la grandissima abondanza delle cose et tempe-
ranza del cielo pare che le delitie habbiano maggior vigore; le quali, per li corrotti costumi
del loco, ancho ivi che altrove sono mortali. Da queste ogni anima rationale è prohibi-
ta, affine che di quelle disordinatamente non usi et non giunga alla morte, overo a vita più che
morte oscura. Il che tante fiate aviene quante, allargando il freno all'appetito, si lasciamo affo-
gare nelle lascivie; la qual cosa già fecero appresso Siciliani molti, i quali divenuti effemi-
nati dopo le gustate lascivie, non poterono resistere alle fatiche. Ma Euriloco, cioè la piace-
vole persuasione della sensualità, dormendo Ulisse, cioè la fortezza della ragione, lascia incor-
rere gl'ingordi sensi nei gregi, cioè nelle delitie. Là onde, datisi alle libidini, non poterono
sopportare le fatiche del mare turbato, cioè di questo mondo. Così dal folgore di Giove,
cioè dal giusto giudicio d'Iddio, gittati in mare morirono, cioè che, travagliati nelle amar-
tudini et miserie della vita mortale, et non conosciuti, mancarono. Overo, che forse puote avi-
nire che, essendo giunto in Sicilia Ulisse, et ivi da tempi contrari ritenuto, non havendo cura dei
suoi compagni, di maniera quelli si diedero alle crapule et alle donne che, rientrando in mare, si
scordassero delle cose necessarie, et così patissero naufragio. Il che non solamente habbiamo
letto essere accaduto ad Ulisse, ma ancho ad Annibale cartaginese, famossissimo capitano di
guerra; i cui soldati, havendo animosamente sopportato gradissimi disagi et vinto lo strano
viaggio d'Hispagna in Italia, furono poi abbattuti et conquassati dalle delitie Capuane.
Dirce, quinta figliuo-
la del Sole et moglie di Lico Re di Thebe.
Fu Dirce figliuola del Sole et moglie di Lico Re di Thebe; contra la qua-
le Fulgentio dice che Venere fu crudele, sì come fu verso tutte l'altre figlie
del Sole. Onde si narra tale historia, cioè che, essendo stata per forza viola-
ta Antiopa figliuola di Nittemo Re da Epapho, come piace a Lattantio, ove-
ro da Giove, come la maggior parte istima, quella fu scacciata da Lico Re di Thebe, et in sua ve-
ce tolto Dirce; la quale, subito prendendo sospetto che Lico di novo non ritogliesse Anthiopa et
ella fosse rifiutata, impetrò dal marito di poter tenere in servitù Anthiopa. La quale, essendo pre-
gna di due figlioli generati da Giove, venuto che fu il tempo del parto da lui fu liberata di ser-
vitù, et segregatamente se ne fuggì nel monte Citherone, dove partorì Amphione et Zeto, i quali


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