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Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


partito) pacificata con Giasone, insieme con lui se ne ritornò in Colcho; et per forza
ritornò in stato il padre il Giasone già vecchio et foruscito, benché il grave Celio voglia
(sì come ancho dice Solino nel libro delle Cose Maravigliose del mondo) quella essere stata
sepolta da Giasone, et Medo suo figliuolo haver signoreggiato ai Marsi popoli Italiani.
Di questi titoli adunque ornata Medea, prima appresso Greci, che meglio degli altri dev-
rebbono haverla conosciuta, poi appresso Romani, trovò ricetto, di maniera che fu rac-
colta per dea et con sacrifici honorata, sì come chiaramente testimonia Macrobio.
Quelle fittioni poi che nell'historia di costei sono coperte, dove si scriverà di Esone, Pelia,
et Giasone di mano in mano, secondo che farà mistiere, si dichiareranno, perché paiono
a loro appartenersi.
Assirtio et Calciope,
figliuoli d'Oeta.
Assirtio et Calciope, fratello et sorella, furono figliuoli
d'Oeta Re di Colchi, percioché di Assirtio testimonia Tullio dove
tratta delle Nature dei Dei, dicendo che di questa, cioè Medea, al fra-
tello Assirtio; il quale Egilao è appresso Pacuvio, etc. Di Calciope poi
Ovidio nelle Pistole dice:
Oeta non ut era; al cui sprezzata
Se ne fuggisse; Né la madre Ipsea;

Né Calciope sua sorella grata.


Di questa Calciope non ho altro ritrovato eccetto che fu moglie di Frisso, et allui par-
torì un figliuolo chiamato Cicoro. Di Assirthio poi, overo Egilao, già è stato detto di sopra
come fu dalla sorella morto. Dal cui sono alcuni che dicano quel fiume de' Colchi detto
Assirthio così essere chiamato dal nome del fanciullo.
Circe figliuola del Sole.
Secondo Homero, nell'Odissea, Circe donna incantatrice fu fi-
gliuola del Sole et di Persa. A qual partito poi ella lasciasse Colcho
et venisse in Italia, non mi ricordo giamai haver letto. Nondimeno
egli si ritrova quella haver habitato non lontano da Caietta Città di
Campagna in un certo monte già Isola, il quale fino al dì d'hoggi dal
suo nome è chiamato Circeo. D'intorno al cui gli habitatori dicono al
presente sentirsi ancho ruggire Leoni et altre fiere, con incanti di huomini in tali can-
giate. Di questa adunque, così scrive Virgi.:
Dove del Sol la riccha figlia i boschi
Inaccessibil, col continuo canto
Fa risonare; et nei superbi tetti
Per far lume a la notte abbrugia il cedro
Pieno d'odore; et con l'acuto insieme
Pettine tesse le sottili tele.
Non potevan tra lor tanti legami;
Ma ruggivano forte a mezzanotte.
Indi i cigniali setolosi, et gli orsi
Entro i presepi arrabbiavan molto,
Et varie qualità di lupi urlavano.
Huomin' questi eran; che la dea crudele


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