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Orpheus - Hymni » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 67r

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano

Quinci s'udiano i gemiti con l'ire
Dei feroci leoni, che patire
Circe con il poter d'herbe, et incanti
Havea cangiato in animali, et fiere.

Et quello che segue. Ma Homero nell'Odissea dice che Ulisse, vagando insieme con i com-
pagni, giunse da costei; la quale havendogli tramutato tutti i compagni in animali, non
puote mai cangiar lui, ch'era stato avisato da Mercurio; anzi da lui smarrita, gli ritornò
tutti i suoi compagni nella primiera forma, et per spatio d'un anno intiero il tenne seco.
Et di lui partorì un figliuolo chiamato Theologono; et alcuni v'aggiungano ancho Lati-
no, che poi fu Re di Laurenti. Indi, havendolo ammaestrato di molte cose, il lasciò partire.
Oltre di ciò narra di costei che amò Glaugo Dio Marino; et perché egli amava Scilla
Nimpha, ella mossa da gelosia avelenò l'acque d'un fonte dove la Nimpha era avezza ba-
gnarsi. Per la qual cosa Scilla in quello entrando fu inghiottita dai cani marini fino al
mezzo, et in un monstro marino cangiata. Appresso dice ch'ella amando il Re Pico, et da
lui essendo sprezzata, percioché egli era innamorato di Pomona, tramutò quello in uccel-
lo di suo nome. Hora veggiamo quello che si contenga sotto le corteccie di queste fintioni.
Theodontio, diligentissimo investigatore di queste cose, dice costei non essere stata figli-
uola del Sole d'Hiperione, ma di quello che si crede haver regnato in Colcho, ma fu tenu-
ta figlia di questo perché (come dice Servio) fu bellissima donna et famosa meretrice; il
che fingono essere avenuto per l'odio di Venere contra la progenie del Sole. Del qual
odio di sotto si tratterà dove si narrerà di Venere. Che poi s'odano muggir fiere nel
circuito del monte egli è perché, mentre tra grandi et rovinosi sassi, rupi et caverne de'
quali il monte è circondato, l'onde del mare per l'empito de' venti sono trasportate et
poi rimosse, et sopravenendo l'altre, cacciate, di maniera che sono dirotte; di necessità na-
sce un strepito discordante, hora simile ad un muggire et hora al ruggire. Et di qui
eglino fingono udir leoni et cigniali. Che ancho con herbe et incanti trasformasse gli huo-
mini in bestie, questo a molti pare potersi concedere per arti magiche et illusioni, men-
tre crediamo i Maghi di Pharaone con sue arti haver fatto quelle cose che Mosè per
virtù divina oprava; et mentre ancho crediamo gli huomini in Arcadia esser fatti lupi,
et Apuleio essere stato cangiato in Asino. Ma io più tosto tengo costei con la sua bel-
lezza haver guidato molti mortali ad amarla, i quali, per meritare la sua gratia, che
senza pecunia delle meretrici non si può acquistare, si congiunsero con diverse lascivie
per portarle doni, et così vestirono quelle forme ch'erano condecenti agli uffici; delle
quali Ulisse, cioè il prudente, non si veste. Dopo questo, che costei amasse Glauco io
credo ciò essere stato detto percioché, secondo alcuni, et spetialmente secondo Leontio,
Glauco risuona l'istesso che fa terrore, et perché egli è cosa terribile l'udire gli stre-
piti dell'acque d'intorno il monte Circeo, sì come di sopra è stato detto; et fermandosi
ivi esso terrore, grandemente pare che sia amato da Circe, cioè da quel loco di Circe.
Che poi Glauco amasse Scilla, per l'istessa ragione egli è stato detto. Conciosia che ap-
presso Scilla, per lo maggiore del mare, il medesimo terrore vi giace di continuo. Et
così dimorandovi frequentemente, pare ch'egli ami Scilla. Che Scilla ancho, per essere
avenenate l'acque marine, fosse rapita fino al mezzo dai cani, il figmento ha pigliato


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