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Vergilius Maro, Publius (Pseudo) - Catalepton » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 72r

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


Quella, la Terra mossa ad ira, e sdegno
Partorì (come dicono) sorella

Ultima a Ceo, e Enchelado Giganti.


Fu questo huomo di gran potere et crudele, come afferma Theodontio. Dice Virgilio in
questo modo costui essere stato percosso da una saetta, et sotto il monte Etna sepolto:
Si dice che d'Enchelado il gran corpo
Da folgore percosso, è tormentato
Da questa mole, et il grand'Etna sopra
Posto è di lui, che da caverne fesse
Gitta ogn'hor fiamme, et ogni volta, ch'elli
Vuol cangiar lato, per rumor si trema
Tutta Tinacria, indi si cuopre il cielo
Per fumo, et per caligine profonda.

Il quale io direi che fosse una cosa istessa con Tipheo, se Horatio nelle Ode non dimostrasse
quelli essere differenti, mentre dice:
Ma che Tipheo, con il Minia forte,
O che Porphirion con il fiero stato
O che Retheo con i cavati tronchi,
O Enchelado l'ardito, et fiero arciere.

Che dirò adunque essendo diversi? Sì come con phisica ragione habbiamo detto Tipheo de-
signare il sotterraneo foco, dal foco elemento per la saetta tirata da Giove et dal movi-
mento dell'aere sotterraneo cagionato et uscito fuori fino all'esteriora, così con morale di-
mostratione diremmo questo designare l'huomo superbo, di cui è proprio, a guisa del foco,
con pazzo inalzarsi sempre tendere a cose grandi, mandar fuori parole infiammate, et
col suo furore consumare il tutto; il quale tante volte è aggravato dall'Etna quante dalla
potenza della giustitia divina è cacciato et vinto, et si sommette essere calcato dai piedi de-
gli humili. Oltre di ciò, se questi tali non sono oppressi da altro peso, caricati solamente dalla sua
rabbia, sono abbattuti, mentre meno (così volendo Iddio) da loro sono ottenuti i suoi desideri.
Egeone, sesto figli-
uolo di Titano.
Se prestiamo fede all'antichità, Egeone fu figliuolo della Terra et di
Titano, con quella ragione che sono stati gli altri. Servio vuole che
costui sia un istesso con Briareo, percioché è cognominato da cento
mani; ma a questa openione Paolo è contrario, dicendo Egione essere
stato un crudelissimo et fiero corsaro, et così chiamato dall'isola Egea,
dagli habitanti abandonata. La quale è posta nel mare Egeo, dove
egli a guisa di corsari faceva ressidenza; a' quali non lece per li loro ladronezzi habi-
tare nelle cittadi. Et Theodontio aggiunge che da costui et non dall'isola Ege hebbe no-
me il mare Egeo, conciosia che al tempo suo nessuno non haveva ardire entrare in quel
mare, eccetto quanto a lui piaceva. Oltre ciò dicono le antiche favole costui essere rilegato
da Giove con cento catene. Appresso di lui dice Ovidio:
Et con le braccia sua de le balene
Opprime nel Egeo gli homeri fieri.

Accioché per ciò si possa comprendere lui essere stato potentissimo, mentre con tante catene
sono legate le sue forze; et continua essere stato il suo pensiero nel mare et ne' navigli,
dove era sovrastante. Costui è ancho detto da cento mani, perché havea cento huomini in
navi che al remo il servivano, sì come veggiamo essere bisogno nelle navi lunghe.


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