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Plato - Gorgias » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 76v

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


dal rostro dell'Aquila essere stracciato, et poi reintegrato et così di novo divorato, et
poi riffatto senza mai interporvi tempo. Agli huomini poi (come dice Sapho, et Esio-
do) per ciò gli dei mandarono le infermità, la tristezza et le donne. Ma Oratio dice so-
lamente la pallidezza et la febre, sì come dimostra nell'Ode:
L'audace progenie di Giapeto
Con frode iniqua portò in Terra il foco,
Et dopo il foco, che dal ciel discese,
Scese tra noi la schiera, et compagnia

Di pallidezza, et de la febre acuta.


Di queste fintioni, Serenissimo Re, non sarà liggier cosa levare la corteccia. Molte lunge
parole fanno bisogno a questo tal senso, le quali, s'io non le scrivo, ma le voglio ridurre
in poco, sarà bisogno essere molto aveduto. Le troncherò adunque meglio ch'io potrò, et
come piacerà a Iddio. Onde inanzi il tutto penso essere da vedere chi fosse questo Prome-
theo, il quale è doppio, sì come è doppio l'huomo che viene prodotto. Primo adunque è il
vero et Onnipotente Iddio, il quale fu il primo che produsse l'huomo dal fango della ter-
ra, sì come fingono che facesse Prometheo, o per natura delle cose; la quale a similitudine
del primo produce ancho gli altri di terra, ma con altra arte che non fece Iddio. Il secon-
do è esso Prometheo, del cui, prima che scriviamo altra allegoria, secondo il semplice senso
è da vedere chi egli si fosse. Dice Theodontio haver letto di questo Prometheo che, deven-
dosi allui la successione del padre Giapeto, per essere il figliuolo maggior d'anni, essendo
giovane et tratto dalla dolcezza degli studi lasciò quella al fratello Epimetheo, abban-
donando due picciolini figliuoli, Deucalione et Iside, et se n'andò in Assiria. Et poscia che
alquanto tempo hebbe udito alcuni famosi Chaldei di quell'età, se n'andò sulla cima del
monte Caucaso, dove per la lunga speculatione et esperienza havendo capito il corso del-
le stelle, procurato le nature dei folgori et le cagioni di molte cose, ritornò dagli Assiri
et a quelli insegnò l'Astrologia, le procurationi dei folgori et i costumi degli huomini ci-
vili; da' quali erano in tutto lontani. Et tanto oprò, che quelli i quali da lui erano stati tro-
vati rozi et in tutto selvaggi, et viventi a guisa di fiere, come composti di novo gli lasciò
huomini civili. Le quai cose così lasciate, è da vedere chi sia l'huomo prodotto che di so-
pra ho detto essere doppio. Vi è l'huomo naturale et l'huomo civile, amendue nondime-
no viventi con l'anima rationale, ma l'huomo naturale è creato primo da Iddio del fan-
go della terra; del cui et Ovidio et Claudiano intendeno, benché non così religiosamente
come fanno i Christiani; onde di fango Prometheo, cioè questo primo havendolo formato,
soffiò in lui l'anima vivente, la quale io intendo la rationale, et con questa la sensitiva et
vegetativa, potentie overo secondo alcuni anime. Ma queste hebbero corporale natura,
et se l'huomo non havesse peccato sarebbe stata eternalmente, sì come la rationale, nella
cui è la natura divina. È da credere che costui fosse huomo perfetto circa tutti gli atti ter-
reni, né alcuno deve pensare egli haver havuto bisogno di nessuno Prometheo mortale per
regolare le cose temporali; ma quelli che sono dalla natura prodotti vengono rozi et
ignoranti, anzi se non sono ammaestrati diventano di fango, agresti, et bestie. D'intor-
no a' quali si leva il secondo Prometheo, cioè l'huomo dotto, et togliendo quelli come di sas-
so, quasi di novo gli cria, ammaestra et instruisce, et con le sue dimostrationi di huomini


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