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Tansillo, Luigi - Canzoniere » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 77v

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


l'huomo col rapito fuoco. Per l'avenire adunque vi fu guidato, et già per esso disio
l'huomo prudente da Mercurio interprete degli Dei, cioè dall'ammaestramento d'al-
cuno espositore dei segreti di natura, fu cacciato nel Caucaso, cioè in una solitudine, ben-
ché secondo l'historia egli andasse nel Caucaso et ivi fosse in una rupe rilegato, cio-
è dalla propria volontà ritenuto. Dicono ch'un'Aquila gli straccia l'interiora, cio-
è essere tormentato dalle alte considerationi; le quali interiora divenute vuote per la lun-
ga fatica delle speculationi, alhora si ristaurano quando per diverse intricate vie si ri-
trova la cercata verità d'alcuna cosa. Et questo basta in quanto alle cose finte di Prome-
theo; il quale veramente i nostri maggiori affermano essere stato eccellentissimo dottore
di sapienza. Perciò che Agostino nel libro della Città di Dio, et dopo lui Rabano et
Luone Carnetese, equalmente confessano lui essere stato in scienza famosissimo huomo.
Oltre ciò Eusebio nel libro dei Tempi dice che, regnando Argo alli Argivi, fu Prome-
theo, il quale loro affermano et ricordano che fece degli huomini; et veramente
essendo egli saggio transfigurava la loro ferocità et soverchia rozezza in humanità
et scienza. Dopo costui rende ancho di lui testimonio Servio, dicendo che fu huo-
mo prudentissimo et dalla providenza nominato, et che fu il primo che insegnò
l'Astrologia alli Assiri, la quale con grandissima diligenza egli havuta apparato fa-
cendo ressidenza sull'altissima cima del Caucaso. Appresso Lattantio dice nel libro del-
le Divine Institutioni che costui fu il primo che trovò l'inventione di formar le ima-
gini di fango, il che forse diede principio alla favola in formar gli huomini di tutto.
Così ancho Plinio nel libro della Naturale Historia vuole ch'ei fosse il primo che in-
segnasse il foco tratto dalla pietra in una ferula serbarsi. Vollero appresso che gl'irati
dei mandassero agli huomini la pallidezza, la febre, et le donne. Per la pallidezza
io intendo le fattioni corporali per le quali siamo afflitti, et alle quai siamo nati per
peccato di colui da cui è stato detto: Col sudore del tuo volto guadegnerai il tuo pane.
Di qui adunque si fece la strada la pallidezza. Per le febri poi istimo haver voluto in-
tendere gli ardori della concupiscenza, de' quali siamo crucciati et continuamente
tentati. Ma la donna è stata creata per piacere; nondimeno per la sua disubidienza è
fatto stimolo, né veramente picciolo, se dirittamente vorremmo riguardare; il che più
tosto per dimostrare con altrui che mie parole, piacemi annotare quello che di loro tenga
il mio famosissimo Precettore Francesco Petrarcha in quello libro ch'egli
ha scritto della Vita Solitaria. Dice egli in questo modo: Nessun veneno è così mortale a-
i viventi in questa vita che il consortio della donna. Perciò che la vaghezza della don-
na è tanto più funesta et formidabile quanto è più dilettevole et accarezzevole; et
questo dico per tacere i suoi costumi, de' quali in tutto non è cosa più instabile né più
noiosa alla quiete dello studio. Sia che tu voglia, che cerchi riposo, fuggi la femina,
perpetuo ricetto di vitii, et fatiche et danni. Di rado sotto un istesso tetto habita
la quiete et la donna. Egli è parola satirica:
Sempre ha contrasti, liti, et villanie
Il letto, ù giace maritata donna,

Et poco in quello si riposa, o dorme.



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