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Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


Aquilone overo Borea,
figliuolo d'Astreo et congiunto di Settentrio-
ne, che generò Cetho, Calai et Arphalice.
Borea overo Aquilone è vento congiunto di Settentrione, et per
sua natura può dissolvere le nubi et far gelar l'acque. Le cui forze
et opre in persona di sé stesso descrive Ovidio, dicendo:
Sta in mio poter cacciar le triste nubi
Turbare i mari, et l'alte quercie anchora
Voltar sossopra, et indurar le nevi,
Et sopra terra far venir tempeste;
Nacqui anchor io nel ciel aperto quando
Nacquero gli altri miei fratelli, et tengo
Gli homeri miei ne le profonde cave
Un campo in mia balia, dove transcorro
Con tanto variar, che mezzo il cielo
Trema per nostri corsi; et da le cave
Escono fuochi, et nuvolosa polve.
Et io quand'entro nei forami torti
De la terra, et feroce sottometto
Con tremor sveglio l'alme, et tutto il mondo.

Di costui si dicono molte favole, percioché Servio vuole ch'egli amasse il fanciullo Hia-
cinto, il quale ancho era amato da Apollo; onde, perché vedeva il garzone più inchinato
ad Apollo che a sé, mosso ad ira lo amazzò. Oltre ciò Ovidio dice ch'egli amò Orithia
figliuola d'Erittonio re d'Athene, et la dimandò per moglie; la quale non gli essendo data, per
sdegno si dispose a rapirla, et la tolse; et di lei hebbe due figliuoli, Zeto et Calain. Appres-
so Homero nella Iliade, inducendo Enea che parla ad Achille in battaglia, dice Borea ha-
ver amato le bellissime cavalle di Dardano, et di quelle haver havute dodici velocissimi cor-
sieri. Dalle quai cose, se leveremo la corteccia delle favole, ved<r>emo prima Borea haver
amato Hiacinto, qual è un fiore, et però è detto fanciullo perché nessun fiore lungamente non vi-
ve. L'amava poi in questa forma, attento che forse spessissime fiate soffiava per prati pieni di
Hiacinti, come per veder quelli da lui amati; sì come ancho noi spesso andiamo a veder quelli
che amiamo. Questo Hiacinto era ancho amato da Apollo, cioè dal Sole, percioché anch'egli,
produttore et riguardatore di tai cose, è detto amatore; et perché dà favore a quelli fu detto
esser amato da Hiacinto. Attento che ancho ogni cosa pare che ami colui per lo quale è guidata
all'essere et continua nell'essere; onde i fiori et l'altre cose oprando il Sole nascono et vivono
quanto lungamente vivono. Viene poi detto essere stato morto da Borea perché Borea con la fu-
ria del suo soffiare priva tutte le cose d'humore, et le disecca. Ch'egli amasse poi Orithia,
questa è una Historia, percioché Theodontio dice che Borea fu un giovane di Thracia nobile et
animoso, il quale mosso dalla fama del matrimonio contratto da Tereo, che tolse per moglie la figli-
uola di Pandione, intendendo Orithia figlia d'Erittonio Re d'Atheniesi essere bellissima donzel-
la, tratto dal disio di lei la dimandò per moglie; il che essendogli negato per lo incesto commesso da
Tereo contra Philomena, come se Borea fosse per commetter si<mi>le scelerità, egli mosso ad ira, aspet-
tata l'occasione, la rapì nell'anno nono del reame d'Eritteo, et di lei n'hebbe figliuoli. Et
così la favola ritrovò luogho dal nome del giovane et dal reame. Penso poi essere stato det-
to che i cavalli di Dardano fossero generati da Borea percioché fu cosa possibile che Dar-
dano, mosso dalla fama della bontà di cavalli di quel Paese, ivi mandasse a pigliar di stalloni, i quali


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