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Aristoteles - De anima » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 83r

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


stri et per virtù famosi, sono da pigliar in vece dei buoni consigli; i quali, benché mala-
mente siano compresi da questi tali, nondimeno alle volte, et ricevuti in loco di premio,
danno ricercamento del bene, che (secondo Fulgentio) s'intende per Zeto et Calai. Questo
ricercamento adunque del bene, cioè della verità, opra che i cani di Giove, cioè i morda-
ci pensieri che continuamente s'accostano agli altrui beni, siano cacciati per sino alle Stropha-
di, cioè fino alla conversione dell'animo ricercante il bene; la cui conversione non può essere se
non lasciati i vitii et cangiati gl'ingordi disii in virtuti che drizzino i suoi passi, et al-
hora la mensa di Phineo resta priva dai sozzi uccelli dei vergognosi disii. Nondimeno Leon-
tio fa molto più breve questo senso. Dice egli che questa historia fu tale, cioè Phineo esse-
re stato un ricchissimo Re d'Arcadia et avaro, al quale morta la moglie Stenoboe, dalla
cui havea havuto Palemone et Phineo figliuoli, tolse di novo per moglie Arpalice, figliuola
di Borea et sorella di Zeto et Calai; per li cui preghi egli acceccò i figlioli. Il che inteso da-
i corsari che habitavano l'isole Plote, quelli si mossero contra lui, abbandonato quasi da
ogn'uno et da tutti odiato per lo commesso fallo contra i figliuoli. Et l'assediarono, et continua-
mente con machine et ingegni fino nel palazzo gli gittavano mille sporcitie et cose vili.
Finalmente venendo in suo aiuto con molte navi lunghe Zeto et Calai quello fu libero dal-
l'assedio, et i corsari cacciati fino all'isole Strophade.
Arpalice, figliuo-
la di Borea et moglie di Phineo.
Arpalice (come dice Leontio) fu figliuola di Borea, ma di qual madre
non lo dice. Questa fu moglie di Phineo Re d'Arcadia, sì come di
sopra s'è detto, et molto contraria ai figliastri.
Zephiro Vento, et Afri-
co et Choro suoi adherenti et figliuoli d'Astreo.
Il vento Zephiro occidentale, che da' Latini è chiamato Favonio, di com-
plessione è freddo et humido, nondimeno temperatamente. Risolve i ver-
ni, et produce l'herbe et i fiori. È detto Zephiro da zephs, che volgarmen-
te suona vita. Favonio, poi, perché favorisce a tutte le piante. Egli spira
soavemente et piacevolmente da mezzo giorno fino a notte, et dal principio di primavera
fino al fine di state. Dalla dritta di lui vi viene messo Africo, che tempestoso genera folgo-
ri et tuoni. Da sinistra Choro, il quale (come dice Beda) nell'Oriente fa l'aere nuvoloso, facen-
dolo sereno in Occidente. Di Zephiro si recita tal favola, cioè una Nimpha nomata Clori es-
sere stata amata da lui et tolta per moglie, alla cui diede in premio dell'amore et della vergi-
nità toltale ch'ella havesse ogni imperio et ragione sopra tutti i fiori, et di Clori la nomi-
nò Flora. Oltre ciò riferisce Homero nella Iliade costui essersi congiunto con Tiella Arpia,
et di lei haver generato Xanto et Balio, cavalli d'Achille. Di queste favole può esser tale il
senso. Dice Lattantio nel libro delle Divine Institutioni Flora essere stata una donna che con
l'arte meretricia acquistò grandissime ricchezze, delle quali, morendo, lasciò herede il popolo


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