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Lucretius Carus, Titus - De rerum natura » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 83v

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


Romano, serbando di quelle una parte; la quale ogni anno forse spera in dare usura, del cui
guadagno voleva che ogni anno si celebrasse il giorno del suo natale con alcuni giuochi,
i quali furono detti giuochi Florali et sacrifici Florali di Flora. Il che, percioché in processo di tem-
po parve al senato cosa vitiosa, et non potendo romper ciò per timor della plebe, gli venne in
mente pigliar argomento da esso nome di meretrice accioché si aggiungesse dignità all'o-
pra vergognosa, et indi finsero Flora essere dea dei fiori, et far bisogno placarla con
giuochi affine che gli altri con le biade et con le viti fiorisseno bene. Il qual colore seguen-
do Ovidio, fece ch'ella non ignobile Nimpha sé maritasse in Zephiro, et per premio di dote
hebbe in dono dallo sposo di esser dea sopra i fiori. I quali giuochi (come dice Lattantio)
si richiedono alla memoria della meretrice, percioché erano celebrati con ogni lascivia et
licenza di parole, per le cui ciascuna cosa vergognosa si opra; attento che per voler del
popolo dalle meretrici ignude erano essequiti, le quali in quei giuochi facevano l'ufficio
dei Mimi. Non so già quello che si voglia inferir Homero per li cavalli ch'egli vuole che
generasse di Arpia; et forse non vuole intender quello che noi habbiamo letto in Plinio se-
condo essere state solite far le cavalle in Elisbene, ultimo castello d'Hispagna in Occiden-
te. Le quali Plinio dice che vengono in tanta concupiscenza d'haver figliuoli che con la
gola aperta sono avezze inghiottire i venti Zephiri quando soffiano, et di loro s'impre-
gnano et partoriscono velocissimi corsieri, ma che picciolo tempo durano. Così forse l'i-
stesso avenne d'una cavalla chiamata Tiella, che s'interpreta procella; overo, come habbia-
mo detto di sopra, dei cavalli di Dardano generati da Borea.
Aloo decimo figliuolo di Titano.
Vuole Theodontio che Aloo fosse figliuolo di Titano et della
Terra, di cui, sì come testimonia ancho Servio, fu moglie Hiphimedia;
la quale violata da Nettuno di lui partorì due figlioli, Otto et Ephial-
le. I quali furono da Aloo nodriti per suoi, et crescendo quelli (secondo
Servio) ogni mese con nove dita apparecchiano la guerra a' Giganti
contra Giove; Aloo per la vecchiaia non vi potendo andare vi man-
dò questi due in aiuto, de' quali tratteremo quando si parlerà dei figliuoli di Nettuno.
Pallene undecimo
figliuolo di Titano, che generò Minerva.
Pallene, secondo Paolo, fu uno dei figliuoli di Titano, et possedette
una isola nel mare Egeo da lui nomata Pallene. Fu huomo fiero et cru-
dele et molto contrario alli dei; del quale Lucano fa ricordo dicendo:
Il Ciclope Pallene al sommo Giove
I folgori cangiò; dipoi si mosse.

Dice l'istesso Paolo che costui fu amazzato da Minerva nella guerra contra Giove; et
perciò ella fu poi detta Pallade. Et altrove il medesimo Paolo vuole ch'i fosse folminato
da Giove per la sua iniquità inanzi la guerra. Ma Theodontio dice ch'egli hebbe una
figliuola chiamata Minerva, dalla cui fu morto perché si sforzava torle la verginità.
Minerva figliuola di Pallene.
Minerva (secondo che di sopra s'è visto per Theodontio) fu figlia di Pallene, da lei per
difender la virginità morto. Costei secondo Tullio nelle Nature dei Dei fu la quin-


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