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Plato - Respublica » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 84r

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


ta tra molte altre Minerve, et dice che a lei vengono ascritte l'ale a' piedi, o perché amaz-
zato il padre se ne fuggisse veloce, o per qualche altra cagione.
Runco et Purpureo, duodecimo et decimoterzo figliuoli di Titano.
Runco et Purpureo (come afferma Prisciano nel maggior volume) furono figliuoli
di Titano et della Terra; de' quali dice haver fatto ricordo Nevio Poeta, così dicendo:
Vera in qual forma ne l'insegne espresso
Che gli Atlanti figliuoli di Titano
Huomini da due corpi, et de la Terra.
Nati Purpureo, et Runco iniquamente
.
Et Horatio nelle Ode dice:
O quel Porphirion, ch'in stato fiero. Di questi, altro non mi ricordo haver letto.
Licaone decimoquarto figliuolo di Titano, che generò Calisto.
Licaone, il quale Theodontio dice essere stato Re d'Arcadia, il che non mi
ricordo haver letto altrove; et figliuolo di Titano et della Terra, o per
lo splendor reale o per qualche altro notabil fatto; overo, il che più tosto
credo, perché fu huomo altiero et degli dei sprezzatore, sì come per lo più
habbiamo letto essere stati tutti i figliuoli di Titano. Di lui recita Ovi-
dio tal favola. Che, essendo il grido de' mortali asceso in cielo, percioché in
Terra ogni cosa succedeva male, Giove volse con la presenza provar questo, et pigliata forma
d'huomo se ne venne al palazzo di Licaone, et oprò di maniera ch'i popoli avertissero Id-
dio esser in Terra; i quali, per ciò dando opra ai sacrifici, tutti erano beffati da Licaone. Il qual
nondimeno, per far prova se fosse vero, come si diceva, che Giove alloggiasse seco, et essendosi
imaginato la notte amazzarlo, ma non gli essendo succeduta la cosa, subito rivolse l'animo
ad altra sceleratezza. Onde amazzato uno degli ostaggi Molossi, parte a lesso et parte
arrosto il fece porre inanzi Giove a mangiare; il quale conosciuta la scelerità sprezzò il ci-
bo et gittò il foco nel palazzo di Licaone, et andossene. Ma Licaone smarrito se ne fug-
gì ne' boschi, et cangiato in lupo incominciò secondo il primiero costume andar dietro alla
crudeltà per ingordigia di sangue, crudeleggiando nei greggi. Sotto la corteccia di questa favo-
la Leontio diceva esservi tale historia. Fu già tra gli Epiroti, de' quali alcuni poi da Molos-
so figlio di Pirro furono detti Molossi, et i Pelasghi chiamati poi Archadi, discordia et
gara; la quale essendosi acquetata, Licaone, che alhora era prencipe dei Pelasghi, dimandò che per fer-
mezza della stabilita pace gli fosse dato almeno dagli Epiroti un ostaggio, attento che da
loro prima nacq. la discordia. Al quale dai Malossi fino a certo tempo fu conceduto un giovane
de' più nobili; il quale nel termine dovuto non gli essendo rimandato, fu per suoi legati dimandato.
Ma Licaone, o p<er>ché gli paresse che gli fosse dimandato per superbia o per altra cagione turbato,
percioché era huomo tristissimo et d'animo altiero, rispose agli ambasciadori che il giorno
sequente gli renderebbe il suo ostaggio, et comandò che la mattina venissero a desinar seco;
et segretamente fatto amazzare l'ostaggio, il fece cuocere et porre inanzi ai legati et gli
altri convitati. Era per aventura tra loro a mangiare un giovane alhora chiamato Lisania, quel-
lo che poi fu detto Giove, huomo a quel tempo appresso Arcadi di grandissima riputatione; il quale
havendo conosciuto le membra humane, gittate le tavole a terra et turbato per l'inique sceleri-
tà se n'andò in publico, et col favore di tutti i popoli fece adunatione contra Licaone et
i suoi seguaci. Onde messosi all'ordine lo condusse a combattere, et vintolo il cacciò
del reame. Di che Licaone cacciato, essule et povero, con pochi se ne fuggì ne' boschi, et


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