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Petrarca, Francesco - Rime sparse » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 85r

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


Et indi va continuando per sei versi. Dice Theodontio che questi tali hebbero i piedi di
serpenti et che mossero guerra a Giove, sì come haveano fatto i padri. Ma non hebbero mai
ardire moversi per insino che Egla, bellissima donna et moglie di Pane, fu tenuta nascosta dal-
la madre nel loro speco; la quale nascosta, subito fecero empito contra i dei, et di maniera gli
smarrirono che gli cacciarono fino in Egitto, cangiati in altra forma. De' quali dice Ovidio:
E l'uscito Tipheo fuor de la terra
Ai dei fece timor; onde, che tutti
Voltarono le spalle per salvarsi,
Fin che lassi in Egitto, dove il Nilo
Per sette foci si partisce, et entra
Quelli raccolse; quivi venne anchora
Figliuolo della Terra il gran Tipheo;
Et fé, ch'i dei sotto altre effigie, e forme
Si nascoser da lui. Giove divenne
Capo di greggi con le spalle chine,
Indi coi corni fecesi montone.
Delio in un corvo; et in un capro poi
Di Semele la prole; et la sorella
Di Phebo in Phele. Poi Giunone in una
Bianca giuvenca; et Venere divenne
Pesce; et Mercurio fecesi cicogna.

Et quello che segue. Ma in alcune cose Theodontio et Ovidio discordano insieme, dicendo
Theodontio ciò essere stato fatto dai Giganti et Ovidio da Tipheo, che venne dal centro della
Terra. Oltre ciò discordano ancho nelle trasformationi degli dei, percioché Theodontio dice
che Giove si cangiasse in Aquila, Cibele in Merla et Venere in Anguilla. Vuole poi che Pa-
ne si gittasse quasi tutto in un fiume, et che quella parte qual restò sopra la riva si mutas-
se in un becco, et quella che entrò nel fiume in pesce; della cui figura dice che Giove fece poi
il capricorno. Finalmente afferma che Giove hebbe per oracolo che, se voleva ottenere la vit-
toria, devesse coprire lo scudo di Egla moglie di Pane et il suo capo della Gorgone; il che
fatto, in presenza di Palade furono rotti et dispersi i Giganti, et da Giove cacciati nell'Infer-
no. Molte cose ci restano a dire dopo queste, se vogliamo scoprire i sensi delle fittioni. Ma
inanzi l'altre, in tutto non fu finto esservi stati i Giganti, cioè huomini che oltre modo trappas-
savano la statura degli altri, anzi si trova essere verissimo; et chiaramente a questi giorni
appresso Trapani castello di Sicilia ciò ha dimostrato un caso fortuito. Percioché, cavando
alcuni huomini agresti i fondamenti d'una casa pastorale a' piedi del monte che sopra sta a
Trapani, non lontano dal castello trovarono l'entrata d'una certa caverna; onde i lavoratori,
desiderosi di vedere ciò che vi fosse entro, accese alcune facelle passarono inanzi, et ritrova-
rono un antro di grandissima altezza et larghezza, per lo quale caminando inanzi videro al-
l'incontro dell'entrata un huomo d'ismisurata grandezza ch'ivi sedeva. Là onde smarriti, su-
bito rivolsero le piante et uscirono della spelonca, senza mai fermare il corso fino attanto che
non furono giunti nel castello, narrando a tutti quello che haveano veduto. Maravigliati i cit-
tadini adunq., per vedere che male fosse questo, accese molte facelle et pigliate l'arme, come
quasi havessero ad andare contra suoi inimici, tutti uniti insieme uscirono della città, et più
di trecento di loro entrarono in quella spelonca; onde tutti stupefatti videro quello che
haveano fatto i primi lavoratori. Finalmente fattisi più vicini a quello, poscia che conobbe-
ro quell'huomo non essere vivo, videro un certo huomo che stava assettato sopra una sedia,
et nella mano sinistra havea un bastone di tanta altezza et grossezza che trappassava ogni
antenna di grandissimo navilio. Così ancho l'huomo era d'ismisurata et non più veduta statu-
ra, in nessuna parte roduto né sminuito. Et tosto che uno di loro stese la mano et toccò quel


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