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Gellius, Aulus - Noctes Atticae » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 88v

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


gli huomini; et così essere stata illustre per verginità perpetua, et alle caccie haver atteso.
Et parendo che queste cose si convengano alla Luna, la quale col suo freddo ha possa di raf-
frenar le concupiscenze carnali, et col suo notturno lume allumare i boschi et i monti,
molti aggiunsero queste cose essere proprie della Luna, tanto quanto s'ella fosse la Luna;
et come pazzi la giudicarono essa propria, sì come di sopra spesse fiate è stato detto d'al-
cuni altri. Et perché di queste cose dove s'è della Luna trattato non s'è quasi detto nulla,
seguiremmo hora alquanto più ampiamente. Si adorna adunque Diana con l'arco et la
Pharetra, affine che per ciò s'intenda la Luna, che anch'essa è arciera di raggi, i quali sono
da intendere in loco delle saette; et però sono detti saette perché alle volte sono nocivi
et mortali. È detta poi dea dei monti et boschi perché pare essere proprio della Luna con
le sue humidità dar vigore all'herbe et alle piante, et quelle nodrire, et ancho darle accre-
scimento. Se le aggiunge il carro non solamente affine che perciò s'intenda il girar del
cielo, il cui camino da lei viene fornito più velocemente di tutti gli altri pianeti, anzi per
designare il girare che fanno i cacciatori per li monti et boschi; la qual carretta viene det-
ta essere guidata da cervi perché pare che il desiderio de' cacciatori sia condotto da selvag-
gi animali. Gli fanno bianchi, percioché dai Phisici tra gli altri colori la bianchezza è at-
tribuita. Ch'ella habbia le Nimphe compagne si deve intendere per l'humidità continua,
della quale abonda, non essendo altro Nimpha che acqua, overo complessione humida, sì
come si mostrerà più di sotto dove si dirà delle Nimphe. Ch'ella sia servita da quelle, ciò
è posto per ornamento della fittione, overo vogliamo dire che l'humiditadi servono all'in-
fluenze della Luna. Che poi sia sovrastante delle strade, vollero questo perché vincendo col
suo lume le notturne tenebre rende quelle a' viandanti spedite, overo perché le strade sia-
no simili di sterilità alla vergine Diana. Volsero ch'ella fosse chiamata Diana, sì come di-
ce Rabano nel libro dell'Origini delle Cose, quasi Duana, percioché appaia il dì et la notte,
et mostri servire ad amendue. Ma Theodontio istima altrimenti, come è stato detto altre
volte. Questo pianeta si chiama Luna, quando la sera luce. Diana, poi, quando col suo lu-
me viene verso il giorno, et alhora è più atta a cacciatori et viandanti; onde si dice in
quell'hora vergine, perché dopo haver girato mezzo il cerchio del cielo non concede a
pieno il nodrimento alle piante, né di novo alle piante presta utile accrescimento, come fa
mentre viene girata in contrario partendosi dal Sole. È poi detta Cinthia dal monte Cin-
thio, dove spetialmente era riverita. Del resto, s'è altrove detto.
Apollo secondo, figliuo-
lo del secondo Giove, che generò sedici tra figliuoli et figliuole,
cioè Laphita, Eurimone, Mapso, Lino, Philestene, Gara-
mante, Orpheo, Aristeo, Nomio, Auttoo, Argen,
Esculapio, Psische et Arabe.


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