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Galenus, Claudius (Pseudo) - De ordine utriusque ordinis » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 89v

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


mini, dicono che da Mercurio, prencipe dei numeri et delle misure, gli fu conceduta la ci-
thara; volendo per ciò intendere che, sì come per diverse voci che si moveno dal diverso
toccar delle corde, se sono toccate drittamente et a misura si fa una melodia, così dai di-
versi motti dei polsi se dirittamente sono ordinati, il che s'appartiene al buon medico, si fa
la sanità per la concordanza del ben disposto corpo. Et perché veduti i segni dell'infer-
mitadi a molti prediceva la morte et la sanità, a lui fu conceduta la deità dell'indovi-
nare. Et così il lauro et il corvo gli fu sacrato, imperoché, come è stato altre volte det-
to, se le frondi del lauro sono legate dietro il capo di colui che dorme dicono ch'ei si so-
gnerà cose vere; la qual cosa è specie di divinità. Così ancho è stato detto il corvo havere
cinquantaquatro mutationi di voci, dalle quali gli Auguri affermavano che benissimo com-
prendevano le cose future; il che ancho s'aggiunge a mostrare l'indovinatione. Alberico
poi diceva essere stato finto lui haver amazzato Phitone, perché Phitone s'interpreta le-
vator di fede; il qual toglier di fede alhora si leva di mezzo quando si nasconde la chia-
rezza della verità, il che si fa per lo lume del Sole. Ma alhora è pianeta et non huomo; per
lo cui ancho (come affermano i Mathematici) si dimostrano molte cose future a' morta-
li. È poi stato tenuto Iddio della sapienza per li consigli salutiferi dati da lui agl'in-
fermi, che gli dimandavano; et ancho perché (intendendosi del Sole) col suo lume mostra
le cose da schifare et quelle da immittare, la qual cosa è propria dell'huomo saggio. Di-
cono poi il Sole pianeta essere senza barba perché è sempre giovane, levandosi ogni gior-
no come novo. Vollero già ch'egli cantasse in lira et fosse capo delle Muse, percioché
tennero lui principe et governatore dell'armonia celeste, il quale con la cognitione et
dimostratione tra i novi diversi circuiti delle sphere, sì come tra le nove Muse, prestasse
a quelli le loro concordanze. Hora si dirà dei nomi. Chiamasi Apollo, che (secondo Fulgen-
tio) s'interpreta perdente; et però sono alcuni popoli d'Ethiopia che (quando egli si le-
va) il malediscono con tutto l'affetto, percioché col suo troppo calore appresso loro di-
sperde il tutto. Et di qui nasce (come dice Servio) che Porphirio in quel libro chiamato
Sole dice di tre qualità esser la potenza d'Apollo, cioè in cielo esser Sole, in Terra padre Li-
bero, et nell'Inferno Apollo. Et però dagli antichi al suo simulacro essere stato messo
tre insegne, cioè la lira, per la cui volsero intendere la imagine dell'armonia celeste; lo
scudo, per lo quale volsero lui essere inteso la divinità della Terra; et indi le saette, per le qua-
li è giudicato Dio dell'Inferno et punitore. Et perciò pare che Homero dicesse lui essere
auttore così della pestilenza come della salute; il che mostra ancho haver voluto inten-
dere Horatio in que' versi secolari, mentre dice:
Con l'addolcito dardo Apollo ascolta
Benignamente i supplici fanciulli.

Et quello che segue. Si chiama ancho Nomio che latinamente suona Pastore, et pigliato
dall'essere stato detto che fu pastore d'Admeto; et però sì come a Pastore gli è stato dedi-
cato il verso Buccolico, perché è verso pastorale. È poi chiamato Cinthio dal monte Cin-
thio, dove era molto honorato.
Laphita, prima
figliuola d'Apollo.


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