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Vergilius Maro, Publius - Bucolica » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 92r

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


nell'eterna amarezza. Fa benigne le fiere, cioè gli huomini ingordi di sangue; i quali spes-
sissime volte dalla eloquenza del sapiente sono ridotti in mansuetudine et humanità. Ap-
presso, questi ha per moglie Euridice, cioè la concupiscenza naturale, della quale nessuno morta-
le non è senza. Costei andando a diporto per li prati, cioè per li temporali desideri, è amata da
Aristeo, cioè dalla virtù, la quale disia condurla a lodevoli desideri. Nondimeno essa fugge, per-
ché la concupiscenza naturale contradice alla virtù, et mentre fugge la virtù vien morta dal
serpente, cioé dalla frode che sta nascosta tra le cose temporali; percioché a quelli che riguardano
men drittamente appare le cose temporali verdeggiare, cioè poter concedere la beatitudine, alla
cui apparenza, se alcuno presterà fede, si troverà essere guidato a morte perpetua. Ma che, fi-
nalmente. Poscia che la natural concupiscenza in tutto è caduta all'Inferno, cioè d'intorno le co-
se terrene, l'huomo prudente con la eloquenza, cioè con le vere dimostrationi, si sforza riddur-
la di sopra, cioè alla virtù, la quale alla fine alle volte vi si lascia condurre, et questo quando
l'appetito si drizza a cose più lodevoli. Ma è restituita con patto che il ricevitore non ri-
guardi a dietro fino attanto che non sia gionto di sopra, cioè, accioché di novo non caggia in con-
cupiscenza di tai cose, mentre fattosi forte con la cognitione della verità et con l'intelligenza dei
celesti beni non possa drizzar gli occhi nella concupiscenza a biasimare il lezzo dell'opre
scelerate. Che poi per ciò Orpheo discendesse all'Inferno, dobbiamo intendere gli huomini pru-
denti giamai con la ragione della contemplatione non chinar gli occhi della consideratione nelle cose
mortali et nelle ignoranze degli huomini, che mentre veggiano quelle cose ch'eglino debbano
condenare, desiderino con più caldo disio quelle che sono da ricercare. Fulgentio poi ha altra
openione. Dice che la amata perduta et di novo acquistata, Euridice, è la figuratione della
musica, interpretandosi Orpheo quasi Oreaphogni, cioè ottima voce, et Euridice profunda
giudicatione. Et però nella musica essendo altro l'armonia delle noti, et altro l'effetto dei
tuoni et la virtù delle parole, et quello che segue, sì come continua dove tratta delle Ethi-
mologie
. Ma per venire a quelle cose che s'aspettano alla morte d'Orpheo, egli è da sapere,
come dice Theodontio, che Orpheo fu il primo che trovò i sacrifici di Baccho et comandò a'
Thracesi che quelli fossero fatti dai Chori delle Menadi, cioè delle donne che pativano
il menstruo, accioché quelli in tal spatio di tempo venissero a disgiungerle dal consortio degli huo-
mini; essendo tal cosa non solamente abhominevole, ma etiandio dannosa agli huomini. Il che
dopo alquanto tempo havendo considerato et conosciuto le donne ciò essere stata inventione per sco-
prire agli huomini le loro vergogne et sporcitie, fecero congiura contra Orpheo, et con ra-
stri et zappe amazzarono lui, che di ciò niente s'imaginava, et il gittarono nel fiume He-
bro. Ma Lattantio nel libro delle Divine Institutioni di lui così dice. Orpheo fu il primo che
inducesse in Grecia i sacrifici del padre Libero, et fu il primo che gli celebrasse a Thebe nel
monte di Boemia, dove poi nacque Libero; il quale continuamente sonando la Cithera fu chiamato
Citherone. Quelli sacrifici ancho hora sono detti Orphici; ne' quali poi esso fu stracciato et
malmenato.
Che poi il suo capo et la cithara fossero trasportati in Lesbo, Leontio dice-
va questo non esser favola, perché era fama commune un certo di Lesbo suo auditore
per causa di reverenza haverli portato seco fino in Lesbo. Che un serpente poi che
voleva divorare il capo d'Orpheo fosse converso in sasso, io intendo per lo ser-
[ser]pente le rivolutioni degli anni, le quali si siano sforzate consumare il capo de


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