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Vergilius Maro, Publius - Aeneis » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. IIIIr

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano



Vita di M. Giovanni
Boccaccio di novo
descritta dal
Betussi.


Parrà forse istrano ad alcuno c'havendo io prima nel libro
delle Donne Illustri del presente auttore, et poscia M. Francesco
Sansovino inanzi il Decamerone da lui corretto, et in molte parti
adornato et ridotto a perfettione, descritto la vita del Boccaccio,
hora di novo io mi sia messo quella nella fronte di questi libri lo-
care; il che però così non deve parere, co<n>ciosia che non sanza ragio-
ne a ciò mi sono mosso. Primamente alcuno non ha a dubitare che, colui il quale otio-
so et indarno vivere non vuole, ogni giorno appara et vede qualche cosa di più. Di
che la confessione che faceva il saggio Socrate, di non saper altra cosa meglio eccetto
che non sapeva nulla, non procedeva da altro che da la imperfettione dell'huomo, il qua-
le per lo più di quelle cose ch'ei si reputa più essere capace et instrutto aviene che si
ritorna meno essere intelligente et amaestrato. Io nello descrivere l'altra fiata la vi-
ta di M. Giovanni cercai darla a leggere più perfetta ch'io potessi; il che in tutto non
m'è venuto fatto, perché nel rivolgere molti altri libri, così suoi come d'altri, ho ritro-
vato delle cose da me a dietro lasciate, le quali hora non mi paiono da tacere. Il San-
sovino medesimamente, come persona dotta et studiosa, con l'acuto et elevato inge-
gno investigando trovarne il vero non ha saputo, né possuto haverne miglior testimonio
che le scritture del proprio auttore; però sopra quelle fondandosi, nella maggior parte
fedelmente della vita del Boccaccio ha parlato. Ma essendo impossibile ch'un huomo
solo possa vedere il tutto, non sarà meraviglia che da lui molti luoghi non siano sta-
ti tralasciati, et (forse per non havergli veduti) non cittati; i quali hora intendo in-
sieme con i suoi io produrre, a commune piacere di quelli che si dilettano intieramente
vedere quel più di vero che restare ci possa della di lui vita, havendo però per fermo
di tanto non ne poter dire che più non ne habbia tacciuto. La seconda cagione ancho
che a ciò mi ha guidato è stato che, non havendo l'auttore fatto nessuna altra maggi-
or fatica più da lui istimata della presente (così portando il costume degli scrittori),
mi pareva ch'ella non havesse ad uscire in mano degli huomini da me tradotta sanza la
sua vita; accioché tra le celesti beatitudini (se le anime sciolte dai corpi possono sen-
tire nessuna felicità mondana) quella del Boccaccio goda questo contento di vedere le
fatiche sue da tutti non sprezzate, ma da molti degnamente gradite.
Giovanni adunque per cognome detto Boccaccio fu di Certaldo castello di Tosca-
na, et nacque negli anni del signore MCCCXIII, nel tempo che Arrigo Quinto


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