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Biblia, Ps » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 95r

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


Asclepio figliuo-
lo di Machaone.
Come dice Paolo, Asclepio fu figliuolo di Machaone, et credo
ch'egli habbia detto ciò seguendo Agostino; il quale nel libro della Cit-
à d'Iddio
pare che dica costui essere nipote d'Esculapio dove intro-
duce Hermete Trimegisto, che in questo modo Asclepio parla: Il tuo
avo Asclepio primo inventor della medicina, al quale è sacrato un tem-
pio nel monte di Libia d'intorno il lito dei cocodrilli, nel cui giace di
lui il mondano huomo, cioè il corpo; ma l'avanzo, overo più tosto tutto il meglio nel sen-
so della vita, se n'andò al cielo, ancho hoggidì presta agli huomini infermi tutti i soccor-
si con la sua deità, i quali suole con l'arte sua donare.
Et poco dopo l'istesso Agostino se-
guita: Ecco che gli huomini dicono essere stati due dei, Esculapio et Mercurio. Nondi-
meno io ho veduto questo libro d'Hermete Trimegisto, il quale egli intitola dell'Idolo;
et tuttavia non so ritrovare qualmente Esculapio fosse avo d'Asclepio per le precedenti
parole d'Hermete, né per le seguenti dette da Agostino. Nondimeno sono più che certo
che più tosto il diffetto manchi dal mio ingegno, che si possa dannare la consideratio-
ne d'Agostino.
Psiche, quintade-
cima figliuola d'Apollo.
Secondo che dice Martial Capella nel libro ch'egli scrisse delle
Nozze di Mercurio et Philologia, Psiche fu figlia d'Apollo et Eude-
lichia; della cui Lucio Apuleio nel libro delle Metamorphosi, che con
più volgare vocabolo si chiama l'Asino d'Oro, recita tal favola. Cioè
essere stato un Re et una Reina c'hebbero tre figliuole, delle quali, ben-
ché le due maggiori d'anni fossero bellissime, nondimeno la più giova-
ne chiamata Psiche trappassava talmente di bellezza l'altre mortali che non solamente tene-
va in maraviglia gli spettatori, ma etiandio faceva credere agli animi ignoranti per mira-
colo ella essere Venere che fosse discesa in Terra. Onde sparsa la fama d'ogn'intorno di
tal non più veduta bellezza, si venne attanto che non solamente i cittadini, ma ancho gli
stranieri, lasciati i tempi della vera Venere, venivano a vedere questa Venere, et con sa-
crifici ad honorarla. Il che sopportando malamente Venere, et infiammata contra Psi-
che, ordinò a Cupido suo figliuolo che la accendesse di ferventissimo amore di alcun huo-
mo di bassissimo grado. In questo mezzo il padre di lei andò a Milesio a consigliarsi con
Apollo sopra le nozze della donzella, il quale gli rispose ch'egli la menasse sulla cima del
monte, dove la donzella havrebbe marito creato di stirpe divina, ma pessimo et viperi-
mo. Per la cui risposta il padre adolorato, con lagrime et doglia di tutta la città menò
la bella fanciulla sopra la predestinata cima del monte, et ivi la lasciò sola; la quale, ben-
ché fosse tribolata per la solitudine et per l'incerto dubbio del futuro marito, nondime-


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