BIVIO: Biblioteca Virtuale On-Line
Aristoteles - De sensu et sensibilibus » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 96v

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


è l'opre estrinseche d'Iddio. La forma, cioè la divinità, non la può vedere, perché nessu-
no non vide mai Iddio
. Indi con una favilla l'offende, cioè col superbo desiderio il ferisce;
per lo quale divenuta disubidiente et credula alla sensualità, perde il bene della contem-
platione, et così si disgiugne dal matrimonio divino. Finalmente pentita, con astutia desi-
dera la rovina delle suore, et di maniera le opprime che più non hanno nessun potere con-
tra la ragione; poi con rovine et miserie purgata della prosontuosa superbia et disubi-
dienza di novo ripiglia il bene del divino amore et contemplatione, et perpetuamente
a lui si congiunge, mentre abbandonate le cose frali viene condotta a gloria eterna. Et ivi
dall'amore partorisce il piacere, cioè la dilettatione et letitia sempiterna.
Arabe figliuo<lo>
d'Apollo.
Nel libro dell'Historia Naturale piace a Plinio che Arabe fosse figli-
uolo d'Apollo et di Babilonia, il quale chiama ancho inventore della
medicina. Penso io che costui fosse huomo o di Babilonia, et ch'ivi pri-
ma dimostrasse la medicina, overo che apparasse quella in Babilonia,
et fosse il primo che la portasse in Arabia. Et di qui fu detto figli-
uolo d'Apollo perché fu medico, et di Babilonia, attento che ivi nac-
que o vi fu ammaestrato.
Titio, terzo figli-
uolo di Giove.
Hora che habbiamo spedito la lunga discendenza di Apollo,
l'ordine vuole che ritorniamo ai figliuoli di Giove, tra ' quali inanzi
gli altri ci si appresenta Titio. Il quale, dice Leontio, fu figliuolo di Gio-
ve et Hellaro, figliuola d'Orcomeno; la quale essendo pregna fu na-
scosta in terra da Giove che temeva dello sdegno di Giunone, onde
avenne che il fanciullo nascendo parve prodotto di terra, sì come affer-
mava Servio. La qual terra poi il nodrì, et così gli fu non madre ma nutrice. Costui non-
dimeno venuto in età perfetta amò Latona madre d'Apollo, et cercò vergognarla; là on-
de Apollo sdegnato con le saette amazzollo, et confinollo nell'Inferno. Con tal patto pe-
rò, che il suo cuore fosse dato agli avoltoi che gli lo stracciassero fuori del ventre, et con-
sumato fosse di novo reintegrato; et così mai gli avoltoi non cessassero di stracciarlo, né
egli di non sopportare. Hora ci resta scuoprire il velo di questa fictione, per vedere quello
ch'in sé contenga. Dice prima che Giove nascose la madre di costui pregna sotterra, per-
cioché nessuna cosa più occoltamente si cuopre che quello che si sotterra; et però dobbia-
mo intendere che costei fu tenuta in segreto sotto guardia per tema di Giunone, cioè di mag-
gior potenza, essendo Giunone dea dei regni. Che la terra poi nodrisse Titio non è cosa no-
va, perché tutti siamo nodriti dalla terra. Ch'egli amasse Latona madre d'Apollo mostra
il suo grand'animo, perché ricerca la grandezza che è madre della luce; ma da Apollo,


pagina successiva »
 
p. 96v