Baldini, Baccio
Discorso sopra la Mascherata della Geneologia degl'Iddei de' Gentili
Quinto Carro di Giove
Carro di Giove
Quinto Carro di Giove.
Finito il Triompho del Sole pas-
sò quel di Giove, il quale l'authore
adornò di tre statue et delle dipinture
di cinque Favole di questo Dio, delle
quali la prima fu quando Giove, essen-
dosi convertito in Toro, con Europa
adosso passò il mar di Phenicia et se n'andò in Creti, re-
citata da Ovidio nel secondo libro delle Transformazio-
ni, dove ei dice:
Non bene conveniunt nec una in sede morantur
,
et quel che segue. L'altra fu quando Giove medesimo,
convertito in Aquila, rapì Ganymede nel monte Ida et
se ne lo portò in Cielo, narrata pur dal medesimo Ovi-
dio nel decimo libro delle Transformationi, quando ei dice:
Rex superum Phrygii quondam Ganymedis amore
,
et quel che segue. Et sopra a questa pose la terza dipintu-
ra, quando convertito in fuoco si giacque con Egina, figli-
uola di Asopo Re di Beotia; la quarta fu quando, conver-
tito in oro, piovve per il tetto ingrembo a Danae, figliuo-
la d'Acrisio Re degli Argivi, recitate tutte et due da Ovi-
dio nel sesto libro delle Transformationi, dove ei dice:
Aureus ut Danaem, Asopida luseris ignit
,
et quel che segue. La quinta et ultima fu quando cavò Sa-
turno di prigione, dove egli era stato messo dai Titani, re-
citata da Messer Giovan Boccaccio nel quarto libro del-
la Geneologia degl'Iddei. Ma la prima statua che egli vol-
se che adornasse il carro di sopra detto fu quella di Epa-
pho, figliuol di Giove et d'Io, come scrive Ovidio nel pri-
mo libro delle Transformationi, quando ei dice:
Hinc Epaphus magni genitus desemine tandem
,
et quel che segue. La seconda statua fu quella d'Helena, fi-
gliuola di Giove et di Leda, moglie di Tindaro Re di La-
conia et sorella di Castore et Polluce, sì come è noto a
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