Baldini, Baccio

Discorso sopra la Mascherata della Geneologia degl'Iddei de' Gentili

Sollicitant pavidi dum Rhinocerota magistri
Seq., diu magnae colligit ira ferae,
et quel che segue. Aggiunsegli in groppa al cavallo un
Cinocephalo, percioché egli è animale più che alcuno
altro iracondo; finse dipoi, per la medesima cagione che
egli haveva finta l'Ira, la Fraude, in quel modo che la des-
crive Dante nel XVII capitol dello Inferno, quando egli
dice:

La faccia sua era faccia d'huom giusto,
et quel che segue. Oltre a di questi figurò le Minacce, se-
guitando pure Statio nel luogo allegato disopra; et per
queste fece una femmina a bocca aperta, spaventosa in vi-
sta et vestita di bigio fratesco ricamato di rosso et di nero,
et gli dette in mano una spada et un bastone, et in capo
gli fece una acconciatura che vi era su un mostro più spa-
ventoso che fusse possibile, et ordinò che con quella spa-
da et quel bastone minacciasse il più che ella potesse. Do-
po le Minacce venne il Furore, percioché il medesimo poe-
ta lo mette nel palazzo di Marte; et questo l'authore figu-
rò un giovane vestito di roseseche, rosso et spaventoso in
vista, con le man legate di dietro con le catene, a sedere in
su un fascio d'armi, percioché Virgilio nel primo libro
dell'Eneide scrive:

Claudentur belli portae Furor impius intus
saeva sedens super arma et centum vinctus a henis
Post tergum nodis, fremet horridus ore cruento,
et quel che segue. Dopo il Furore venne la Morte, percio-
ché nella guerra niuna cosa è quasi più certa che que-
sta, onde Statio nel luogo di sopra detto la mette nel
palazzo di Marte; et questa finse l'Authore una fem-
mina pallida con gli ochi chiusi et vestita di nero, per quel
detto de' poeti, i quali per il privar del lume intendono
il morire, per che Virgilio nel secondo lib. dell'Eneide dice:

De misere neci? nunc cassum lumine lugent.
Et Lucretio nel quinto libro scrive:

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