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Plato - Epinomis » Baldini, Baccio Mascherata della Geneologia degl'Iddei - p. 87

Baldini, Baccio

Discorso sopra la Mascherata della Geneologia degl'Iddei de' Gentili


mate dagli antichi dal nome suo Eolie, che sono nel mar di
Sicilia. Et fu re giusto, humano et pietoso, et insegniò a' ma-
rinari l'uso delle vele, et con la diligente osservation delle fiam-
me del fuoco cognosceva che venti dovevan trarre, et lo di-
ceva innanzi a' suoi huomini, onde hebbe luogho la favola
che egli era Re de' venti. Dopo Eolo furon messi i quattro
venti principali, de' quali il primo fu Zephiro, o vero Ponen-
te, che dall'Autore fu finto un bellissimo giovane con l'ali
et con le gote gonfiate, come comunemente si fingon tutti
i venti; et in mano gli fu dato un Cignio con l'ali aperte, il
quale pareva che cantasse, et in capo gli fu messo una ghir-
landa d'ogni maniera di fiori, nel qual modo questo vento
è figurato da Philostrato nel primo lib. delle Imagini, dove
egli dice ancora che, quando questo vento trahe, i Cygni can-
tono più soavemente che quando ei non trahe. Dopo Zephi-
ro venne Euro, o vero Levante, il quale l'Authore finse un
Moro con le ali nere et le gote gonfiate, che haveva in capo
un sol rosso, percioché Virgilio, nel primo libro della Geor-
gica
, scrivendo i segni che dà il Sole delle stagioni de' tempi, dice:
Caeruleus pluviam denunciat, igneus Euros,
et quel che segue. Fecelo nero, percioché nelle parti di Le-
vante, onde egli viene, sono li Ethiopi. Et dopo questo ven-
to venne Borea, o Rovaio, il quale l'Autore finse con la bar-
ba, i capegli et l'ali tutte piene di neve, et con i pié di Serpen-
te, percioché in questa maniera lo descrive Pausania negli
Eliaci. Dopo a Rovaio venne Austro, o vero Mezo Giorno,
la descrizzion del quale l'Autore cavò del primo libro delle
Transformationi d'Ovidio, dove questo poeta dice:
Emittitque Notum, madidis Notus evolat alis,
et quel che segue. Passati i venti vennero Otho et Ephial-
te Giganti, figliuoli di Nettunno, sì come scrive Servio Gram-
matico dichiarando quei versi del sesto libro dell'Eneide:
Hic et Aloidas geminos, immania vidi
Corpora, qui manibus magnum rescindere coelum
Aggressi, superisque Iovem detrudere regnis
,
et quel che segue; dove questo scrittore dice che Aloeo fu


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