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Seneca, Lucius Annaeus - Phaedra » Baldini, Baccio Mascherata della Geneologia degl'Iddei - p. 21

Baldini, Baccio

Discorso sopra la Mascherata della Geneologia degl'Iddei de' Gentili


d'oro, con una acconciatura in capo che vi era su una te-
sta di Toro, et due ne finse vestite di bigio chiaro, percio-
ché di queste sette stelle, che tutte sono nella fronte del To-
ro segno celeste, due ve ne sono scure et cinque chiare
et manifeste, sì come scrive Iginio nel secondo libro del-
le Stelle. Appresso a queste furon messe le sette Pleiade, fi-
gliuole pur di Atlante, delle quali egli ne figurò sei vesti-
te dinanzi d'oro et di dietro di bianco, et una vestita di
bigio chiaro, per la medesima ragione che di sopra s'è det-
ta; et fece a ciascheduna di loro una acconciatura di capo
che dalla parte dinanzi havea di molte spighe, et dalla par-
te di dietro assai neve et ghiaccio, percioché Iginio scri-
ve, nel luogo di sopra detto, che quando queste stelle si le-
vono ne vien la state, et quando le vanno sotto ne viene
il verno; perché egli anche le vestì dinanzi d'oro et di die-
tro di bianco, come si è detto. Dopo a queste messe Tita-
no, figliuol di Cielo et fratel di Saturno, del quale M. Gio-
van Boccaccio, nel quarto libro della Geneologia degl'
Iddei
, scrive questa favola, che essendo egli di più età che
non era Saturno, chiedeva il regno di Cielo lor padre, la
madre et le sorelle: percioché egli era di brutto aspetto,
persuasero a Saturno che non cedesse al fratello, onde e-
gli, vedute le forze di Saturno et la volontà della madre
et delle sorelle, fu contento che Saturno regnasse, con que-
sta conditione però, che se egli havesse figliuoli maschi
non ne allevasse niuno, ma tutti gli uccidesse, accioché
il regno ritornasse poi ai figliuoli di Titano; perché l'au-
thore finse Titano un vecchio brutto, per dimostrare l'
antichità sua, et accomodarsi alla favola scritta da M. Gio.
Bocc. nel luogo di sopra detto. Dopo a Titano venne Iape-
to suo figliuolo, il quale l'Authore finse un huomo d'as-
petto fiero et ardito, sì come furono tutti i Titani, et dop-
po lui messe Prometheo suo figliuolo, sì come afferma
Ovidio nel primo libro delle Transformationi, quando
egli dice:


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