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Silius Italicus, Gaius - Punica » Cartari, Vincenzo Le immagini dei Dei - p. XXIIIr

Cartari, Vincenzo

Le immagini con la spositione dei Dei degli antichi


scia dalle Muse. Nientedimeno Homero non questo, ma due al-
tri cavalli le dà, ambi lucidi e risplendenti. Fingono anchora al-
cuni che venga l'Aurora al primo suo apparire tutta colorita spar-
gendo per l'aria canestri di fiori e di rose gialli e vermiglie. Et
insomma la descrive ciascheduno come più gli piace, mostrando pur
sempre quel colore tra giallo e rosso che spargono per l'aria i primi
raggi del sole.

Diana.

Come adorarono gli antichi la Luna
sotto diversi nomi, così ne fecero mol-
te statoe parimente in diversi modi,
et in varie maniere la dipinsero.
Imperoché la chiamarono ancho Dia-
na, Proserpina, Hecate, Lucina, et in
Egitto Iside, secondo che vollero mo-
strare e con il nome e con la imagine
alcune proprietà della natura sua, et i
varii effetti che da lei vengono. Fecero
dunque la Luna in forma di giovane vestita con due brevi corna in ca-
po perché la vediamo in Cielo cornuta, sempre ch'ella è scema, e la po-
icona nota sero su un carro, dicesi, per mostrare la velocità sua. Qual fa Propertio
che perciò sia tirato da cavalli, quando dice in nostra lingua:
Benché gli occhi cadenti mi calcasse
Il pegro sonno, e con i suoi cavalli
La Luna a mezzo il Cielo rosseggiasse.

Di questi l'uno era negro e l'altro bianco, dice il Boccac-
cio, perché la Luna appare non solamente di notte, ma di dì ancho-
icona nota ra. Festo Pompeo scrive che un mulo tirava il carro della Luna,


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