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Cartari, Vincenzo

Le immagini con la spositione dei Dei degli antichi


Anchor se questo è quel che tutto avanza
Da volar sopra 'l Ciel gli havea date ali
Per le cose mortali,
Che son scala al Fattor chi ben l'estima.

E per non entrare più adentro nelle cose dell'Amore divino, per-
ché tanto vi sarebbe da dire che troppo mi scosterei dal proposito mio,
icona nota questo solamente vi aggiungo, ch'egli è come il Sole, il quale sparge i
raggi suoi per l'universo, et in sé riferisce altri raggi anchora, se toc-
ca per sorte corpi lucidi e puri. E come il Sole riscalda ovunque toc-
ca, così Amore accende quelli animi alli quali si accosta, onde con in-
fiammato desiderio si rivolgono alle cose del cielo. La quale cosa ha
fatto che sia data alla imagine di Amore l'accesa face anchora, per
dimostrare l'ardente affetto con che seguitiamo le cose amate, trahen-
done piacere del continuo, parlando però solo delle divine. Nelle quali
consideriamo della face di Amore quel che luce solamente e che ri-
splende come dilettevole e giocondo da vedere, non quello che arde et
abbruscia, perché fa male et è noioso, e questo più si confà allo A-
more delle cose terrene, il quale non porge diletto mai né piacere al-
cuno intero o che sia senza tormento, ma così aggiunge l'uno all'al-
tro come nella face sono insieme lo splendore che diletta e la fiam-
ma che tormenta ardendo. E fu questa opinione di Plutarco, il quale
scrive che i Poeti, gli Scultori et i dipintori finsero che Cupido por-
tasse in mano la face accesa perché del fuoco quel che luce è dilettevo-
lissimo, ma quel che abbruscia poi è fuor di modo molesto. Nacque que-
sto Amore di Volcano e dell'altra Venere, la quale chiama Platone
volgare, mondana e terrena, volgare parimente, terreno e pieno di
lascivia humana, secondo che finsero le favole, onde Seneca nella Tra-
gedia di Ottavia descrivendolo dice così:
L'error de' ciechi, e miseri mortali
Per coprir il suo stolto, e van disio
Finge ch'Amor sia Dio
Sì par che del suo inganno si dilette,
In vista assai piacevole, ma rio
Tanto che gode sol degli altrui mali.


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