Cartari, Vincenzo
Le immagini con la spositione dei Dei degli antichi
Giunone, la Luna, Proserpina, Diana et alcune altre siano una
Dea sola, ma siano tanti i nomi e così diversi perché tante sono
le diverse virtù che da quella vengono. Né dichiamo più della na-
tura
di costei, ma veniamo alla imagine sua, cominciando da quello che
ci riferisce il suo primo nascimento, percioché raccontano le favole
ch'ella nacque della spuma del mare, havendovi Satturno gittato den-
tro
i testicoli ch'ei tagliò a Celo suo padre. La qual cosa hanno espo-
sta
molti, e più chiaramente forse di tutti Filone Hebreo nei suoi
Dialoghi di Amore. Volendo dunque gli antichi mostrare che Ve-
nere
fosse nata del mare, la dipingevano ch'ella quindi usciva fuori
stando in una gran conca marina, giovane e bella quanto era pos-
sibile
di farla, e tutta nuda, e la facevano alle volte anchora ch'ella
se n'andava a suo diletto nuotando pel mare. Onde Ovidio risguar-
dando
a questo la fa così dire a Nettuno:
Et ho che far anch'io pur qualche cosa
Tra queste onde, se vero è ch'io sia stata
Nel mar già densa spuma, dalla quale
Ho havuto il nome c'hoggi anchora servo.
Perché Aphrodite la chiamano i Greci dalla spuma, la qua-
le
essi nominano con voce da questa poco dissimile. Vergilio pari-
mente
fa che Nettuno così risponde a lei, quando ella lo prega che
voglia acquetare homai la tempesta del mare, onde il suo figliuo-
lo
Enea era già tanto travagliato:
Giusto è che ne' miei regni tu ti fidi,
Perché tu già di questi nata sei
Alcuna volta poi fu per Venere fatta una bellissima donna
con una conca marina in mano e con una ghirlanda di rose in capo, per-
ché
le rose sono proprie di questa Dea, come dirò poi rendendone la ra-
gione.
Hora voglio ricordare questo, che la conca marina mostra sempre
che sia Venere nata del mare, o in mano ch'ella l'habbia, o pure che vi
sia dentro coi piè. Benché vogliono alcuni che perché la conca ma-
rina
nel coito tutta s'apre e tutta si mostra, sia data a Vene-
re
per dimostrare quello che nei Venerei congiungimenti si fa,
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p. CXIv